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Le organizzazioni che aiutano gli scafisti tra Libia e Sicilia sono tedesche o americane con base a Malta. Tra i loro fondatori, gente dell’intelligence e contractor. Dopo le denunce si muove il Senato.
Milano 1 Aprile – Il 6 aprile inizieranno le audizioni della commissione Difesa del Senato che, dopo denunce giunte da più parti, ha deciso di aprire un’indagine sulle ong che operano nel Mediterraneo. Sono le organizzazioni che vanno a recuperare gli immigrati nei pressi delle coste libiche e poi li portano in Italia. Molte sono tedesche, gestite da privati. Altre fanno base a Malta, ma sono state fondate da americani. Altre ancora ricevono finanziamenti dalla fondazione Open Society del finanziere George Soros. Ecco, nome per nome, da chi è composta la flotta che giorno dopo giorno ci consegna centinaia di persone, trasformando l’invasione in realtà.
Alle 2.15 di domenica, una nave di Medici Senza Frontiere ha ricevuto una segnalazione dal Centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo, si è diretta in acque internazionali di fronte alla città libica di Sabratha e ha recuperato 412 persone alla deriva a bordo di un barcone di legno. La nave in questione si chiama Prudence ed è un nuovo acquisto di Msf, una delle Ong più attive nel Mediterraneo. «La Prudence è una nave commerciale di 75 metri di lunghezza, che può ospitare a bordo 600 persone e altre 400 in caso di estrema necessità», ha spiegato Giorgia Girometti di Msf. «Con 13 persone dello staff a bordo, tra cui diversi italiani e 17 membri dell’equipaggio, la nave è equipaggiata per fornire primo soccorso ed è dotata di pronto soccorso, ambulatorio, farmacia e aree per trattare i casi più vulnerabili». Sempre domenica, la Ong ha recuperato altre 129 persone a bordo di un gommone. Dove si è diretta, poi? Verso l’Italia: lo sbarco era previsto per le 7 di ieri mattina a Trapani.
SOCCORSI QUOTIDIANI
Ieri, invece, come riportato dall’Ansa, «è arrivata nel porto di Reggio Calabria la nave Aquarius di Medici senza frontiere con a bordo 645 degli oltre 1.900 profughi recuperati nel Mediterraneo centrale.
Sulla nave anche il cadavere di una donna, morta, presumibilmente, per schiacciamento nel gommone sul quale viaggiava». Si tratta delle stessa nave Aquarius che, domenica, assieme alla Juventa della Ong Jugend Rettet, ha soccorso e portato in Italia 645 persone. Sempre l’Aquarius, il 21 marzo scorso, ha attraccato a Catania portando 946 stranieri. Sapete che cosa significa? Che nonostante le ripetute denunce di Frontex (l’agenzia Ue che controlla le frontiere), le inchieste giornalistiche (compresa la nostra) e l’indagine aperta dalla Procura di Catania, le organizzazioni non governative continuano indisturbate a fare quel che vogliono nel Mediterraneo. Per l’esattezza, vanno a recuperare gli immigrati alla deriva sui barconi nei pressi della Libia e li portano a centinaia e centinaia sulle coste italiane. Parlare genericamente di Ong, tuttavia, può risultare fuorviante. Nel senso che sotto la generica sigletta potrebbe esserci qualunque cosa.
PROFESSIONE TAXI
Invece è bene andare a vedere quali sono, nello specifico, le associazioni che si occupano di traghettare qui gli stranieri. Cominciamo dalle più piccine. La prima è Jugend Rettet, associazione tedesca che appunto gestisce la nave Juventa. Sempre tedesca è la Ong che possiede la nave SeaEye. Attiva dal 2015, nel solo 2016 ha portato in salvo (cioè in Italia) 5.568 stranieri. Il sito Internet spiega che donando appena 1.000 euro si può finanziarie una intera «giornata di utilizzo della SeaEye al largo della Libia». Lo scrivono pure: lavorano nei pressi delle coste africane per portare gente qui. Un’altra organizzazione tedesca, sempre fondata e pagata da privati è Sea-Watch, che nasce esattamente quando il nostro Paese ha deciso di sospendere Mare Nostrum. Certo, temendo che le nostre navi smettessero di portare immigrati in Italia, questi volonterosi imprenditori tedeschi si sono subito mobilitati e si sono fatti la loro barchetta, onde essere sicuri che i flussi diretti verso il nostro Paese non cessassero. Come se non bastasse ecco qui Life Boat, altra Ong attiva nel Mediterraneo centrale e nata in Germania. E fanno quattro, tutte tedesche. Ma vediamo di proseguire, occupandoci delle organizzazioni più grosse. Tra queste, ovviamente, c’è Medici senza frontiere, che oltre alla nave Prudence armena entrata in attività gestisce, assieme a Sos
Méditerranée gestisce la Aquarius. Sapete chi c’è tra i finanziatori di Msf? Facile: la Open Society Foundation di George Soros.
FRONTIERE APERTE
Un’altra Ong attiva nel salvataggio degli stranieri a bordo di bagnarole è Save the children, grazie alla nave Vos Hestia, che la Ong descrive orgogliosamente: «Lunga 59 metri, potrà accogliere fino a 300 persone per volta e si avvarrà di due gommoni di salvataggio gestiti da squadre specializzate». Indovinate chi c’è tra i finanziatori di Save the children… Bravi: la Open Society Foundation di George Soros. Sarà un caso che il magnate della finanza, grande sostenitore delle frontiere aperte, finanzi organizzazioni che vanno a recuperare gli stranieri vicino alle coste africane per portarli qui? Diciamo che la circostanza è perlomeno curiosa. Ora però viene la parte più interessante. A parte la Ong olandese Boat Refugee Foundation, che gestisce l’attivissima nave Golfo Azzurro, e la spagnola Proactiva Open Arms, che si appoggia alle Nazioni Unite tramite l’International maritime rescue federation, c’è un’altra organizzazione su cui vale la pena soffermarsi. Si tratta del Moas, che gestisce le navi Topaz e Phoenix.
AMICI MALTESI
Si tratta di Migrant Offshore Aid Station, una associazione con sede a Malta, fondata da Christopher e Regina Catrambone (lui americano, lei italiana, entrambi imprenditori). Christopher è stato tra i finanziatori di Hillary Clinton (donazione di 416.000 dollari per la campagna presidenziale). A sua volta, ha ricevuto 500.000 dollari di donazione da Avaaz.org, cioè una «comunità» fondata dall’organizzazione Moveon.org. E sapete a chi fa capo quest’ultima? A George Soros. Fin qui,tuttavia,è ordinaria amministrazione. Più stimolante è vedere chi siano i personaggi che ruotano attorno al Moas.
GIOVANE DI SUCCESSO
Chris Catrambrone, come ricostruito dai ricercatori della fondazione indipendente Gefira, ha lavorato per il Congresso degli Stati Uniti, dopo di che si è reinventato come investigatore assicurativo, lavorando in posticini tranquilli come Iraq e Afghanistan. A 25 anni ha fondato Tangiers Group, gruppo di compagnie specializzato in «assicurazioni, assistenza in situazioni d’emergenza» e «servizi di intelligence». Tangiers lavora in una cin-quantina di Paesi, zone di guerra comprese. Deve fruttare bene, perché Catrambone è diventato milionario e ha deciso, nel 2013, di fondare il Moas. Tra i suoi consulenti c’è un signore piuttosto conosciuto. Si tratta di Robert Young Pelton. Costui è il proprietario di Dpx, un’azienda che produce coltelli utilizzabili in «zone di conflitto». Coltelli da guerra, per intendersi.
OTTIMI RAPPORTI
Sul sito della ditta si legge che i coltellacci sono stati testati sul campo in Afghanistan, Somalia, Iraq e Birmania. Il signor Pelton, in sostanza, fa da consulente per un’organizzazione che si occupa di soccorrere persone in fuga dalle guerre; poi però produce coltelli che si possono usare nelle guerre suddette. Di più: Pelton (che lavora anche come giornalista freelance per il sito da lui fondato Migrant Report) per un certo periodo è stato socio in affari di un altro bel tipetto: Erik Prince. Cioè il capoccia di Blackwater, una delle più celebri società di contractors al mondo. Una compagnia militare privata che ha operato in Iraq per conto degli Stati Uniti. Insomma, il quadro non è che sia proprio incoraggiante. Tra le Ong che agiscono nelle nostre acque, praticamente tutte straniere, ce ne sono quattro tedesche, tre in qualche modo supportate da George Soros e una con sede a Malta attorno a cui ruotano personaggi piuttosto abituati agli scenari di guerra. Non è che l’impressione sia esattamente quella di aver a che fare con una banda di samaritani.
L’AUDIZIONE
Abbiamo spiegato nei giorni scorsi come l’immigrazione possa essere considerata a tutti gli effetti una arma di distruzione di massa. Ecco, queste sono le persone che maneggiano quell’arma, decidendo di puntarla verso il nostro Paese. Ogni giorno, costoro accompagnano qui da noi centinaia se non migliaia di stranieri, che poi dobbiamo accogliere e mantenere. Credete davvero che a muovere tutto questo meccanismo sia la solidarietà? Comunque sia, della pratica si sta occupando anche il nostro Parlamento. Pochi giorni orsono, su richiesta di Maurizio Gasparri, Paolo Romani e Bruno Alicata di Forza Italia, il presidente della commissione Difesa del Senato Nicola Latorre ha deciso di avviare un’indagine conoscitiva sulle attività delle Ong nel Mediterraneo. Il 6 aprile di fronte alla commissione comparirà l’ammiraglio Enrico Credendino, comandante della missione Eunavfor Med, cioè l’operazione navale voluta dall’Europa nel Mare Nostrum. Poi dovrebbe toccare ai vertici delle varie organizzazioni. Resta da vedere se si prenderanno la briga di rendere conto al popolo italiano. Non sono tenute a farlo, ma sarebbe almeno cortese, da parte loro, che ci spiegassero perché continuano a portarci persone che poi dobbiamo ospitare a spese dei contribuenti.