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ll bazooka di Draghi è un narcotico costoso

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Quando la cancelliera Merkel invoca il “multilateralismo”, invita il presidente Trump a ricordare le lezioni della storia e il tardivo intervento degli Usa nella Prima guerra mondiale, dovrebbe ricordare un altro precedente storico, il trattato di pace di Versailles del 1919. L’allora presidente francese Clemenceau impose alla Germania come paese sconfitto condizioni sui debiti di guerra vessatorie e impossibili da rispettare: esse causarono il revanscismo tedesco e l’avvento del nazismo. Lo intuì già nel 1919 John Maynard Keynes nel suo scritto “Le conseguenze economiche della pace“: qui Keynes dimostrò l’impossibilità per la Germania di pagare i debiti di guerra.

 

Usiamo la figura retorica dell’analogia: l’austerità oggi è ostetrica di nuovi fascismi come lo fu il Trattato di Versailles del 1919. Questo è il titolo del prologo del mio libro “Sud Colonia Tedesca“. E l’assenza a sinistra di una proposta di riforma keynesiana dei Trattati Ue accelererà l’avanzata delle destre. Analogamente a quanto fece Keynes, oggi andrebbe analizzata la natura della politica monetaria prima di Jean Claude Trichet poi di Mario Draghi: essa ha generato un debito italiano di 435 miliardi con la Bce. Qualora eletti, cosa faranno Renzi, Berlusconi, Grasso, Salvini, Bonino, Meloni con questo debito?

 

Al Corriere della Sera Berlusconi ha rivendicato la nomina di Draghi a presidente della Bce nel 2009 contro il parere tedesco. In realtà, le operazioni di politica monetaria di Trichet-Draghi, da un lato, hanno abbassato lo spread Btp-Bund dagli oltre 550 punti del novembre 2011 ai 138 punti di oggi. Da un altro lato, tali operazioni hanno generato proprio il suddetto debito italiano di 435 miliardi con la Bce: esse sono un narcotico molto costoso. Analogamente la Spagna si è indebitata verso la BCE di 367 miliardi per abbassare lo spread Bund-Bonos.

 

Formalmente la Cancelliera Merkel, l’allora ministro tedesco dell’economia Schauble e il presidente della Bundesbank Weidmann si sono opposti al Quantitative Easing (Qe) di Draghi che abbassa lo spread tra titoli di stato tedeschi e i titoli di stato del Sud Ue. Weidmann ha ribadito formalmente, in un’intervista a Mezz’ora in più, la sua contrarietà al Qe.

 

Eppure il Qe ha avvantaggiato la Germania e ha indebitato Italia e Spagna: infatti la Germania ha un credito di 855 miliardi verso la Bce, più precisamente verso il sistema Target 2, il sistema europeo che registra i pagamenti fra banche private degli stati dell’Eurozona. Quindi Weidmann dovrebbe essere ben contento della vendita del narcotico antispread perché è diventato creditore di 855 miliardi. In caso di rottura dell’Euro, come sostiene il partito Alternativa per la Germania (13% alle ultime elezioni), la Germania potrebbe escutere il suo credito di 855 miliardi. Escutere a chi? Sostanzialmente a Italia e Spagna!

Non a caso, la somma del debito italiano e di quello spagnolo, 802 miliardi (367+435), è quasi pari al credito tedesco di 855 miliardi. Ma poiché, se si rompesse l’Euro, i tedeschi non si fiderebbero di noi, vogliono la garanzia degli 85 miliardi della riserva aurea italiana sul nostro debito di 435 miliardi: lo ipotizzò già cinque anni fa Weidmann.

Il 23 ottobre 2017, in un articolo sul quotidiano tedesco Die Welt, il professor Hans-Werner Sinn e il professor Lüder Gerken hanno di nuovo sollecitato tale garanzia. Il titolo dell’articolo su Die Welt rileva chiaramente il punto di vista tedesco: “gli economisti mettono in guardia contro un rischio di mille miliardi di euro per la Germania”. Vediamo con ordine perchè il Qe di Draghi è un narcotico costoso.

Dati Bce: se si rompe l’Euro, l’Italia deve 435 miliardi alla Bce, la Spagna 367 miliardi, la Germania ha un credito di 855 miliardi

L’8 dicembre 2016, Roberto Gualtieri, presidente della Commissione Affari Economici e Monetari del Parlamento Europeo, trasmise a Mario Draghi un’interrogazione dei deputati Marco Zanni (allora M5s, ora Lega) e Marco Valli (M5s) nella quale si chiedeva: se uno Stato con un debito nel sistema Target 2 lasciasse l’Euro come si regola quel debito?

Il 18 gennaio 2017 la risposta di Mario Draghi fu molto chiara: “Se un paese lasciasse l’Eurosistema, i crediti e le passività della sua banca centrale nazionale nei confronti della Bce dovrebbero essere regolati integralmente”. Che significa? Che chi ha un debito nel sistema Target 2 ed esce dall’Euro deve pagarlo integralmente. Il sistema Target 2 è la piattaforma gestita dalla Bce che le banche private dell’Eurozona utilizzano per gestire i pagamenti in entrata e in uscita nei confronti di altre banche, delle amministrazioni pubbliche o dell’Eurosistema.

A gennaio 2017 gli ultimi dati disponibili del sistema Target 2 erano quelli dell’autunno 2016 secondo i quali il saldo negativo (debito o passività) dell’Italia era di 356,6 miliardi. Ora il debito è salito a 435,9 miliardi. 79,3 miliardi in più. Analogamente la Spagna, qualora uscisse dall’Euro, dovrebbe pagare alla Bce 367,3 miliardi: questo il costo delle operazioni Bce per abbassare lo spread Bonos-Bund fino ai 92 punti di oggi. E chi ci guadagna in caso di rottura dell’Euro? La Germania, che ha un credito verso la Bce di 855,5 miliardi. Nella Figura 1.1 sono presenti i dati estratti dal sito della BCE il 2 gennaio 2018 e aggiornati al 30 novembre 2017.

2000-2007: Volkswagen vende i veicoli a rate ai greci perché banche tedesche prestano soldi alle banche greche

Perché esistono tali squilibri? Perché la Bce ha aiutato lo Stato venditore-finanziatore, la Germania. Negli anni 2000 per finanziare le esportazioni dei prodotti nazionali, le banche tedesche (e quelle francesi) hanno prestato soldi alle banche private Sud europee, le quali a loro volta hanno prestato quei soldi ai meridionali europei per i loro acquisti a rate; e così i meridionali europei hanno comprato i prodotti tedeschi (e francesi).

Ecco un esempio schematico. Dal 2000 la banca tedesca presta i soldi alla banca greca; quest’ultima eroga il credito al consumo al cittadino greco; e così il cittadino greco può comprarsi a rate un veicolo Volkswagen. Quando la crisi del 2008 porta i suoi effetti dagli Usa nella Ue, il cittadino greco perde il posto di lavoro e non paga più le rate della Volkswagen. A quel punto la banca greca che aveva erogato il credito al consumo va in crisi.

E la banca tedesca chiede alla banca greca di rientrare dei suoi prestiti. Allora, la Ue ha trasformato una crisi da debito privato in una crisi da debito pubblico facendola pagare ai contribuenti europei con i vari Fondi Salva-Stati: tramite essi, la banca greca paga i suoi debiti alla banca tedesca e acquista i titoli di Stato greci presenti nel bilancio della banca tedesca. Il contributo italiano ai vari Fondi Salva-Stati è stato 60 miliardi. Salvando le banche greche-spagnole i contribuenti Ue hanno salvato le banche franco-tedesche.

Dal 2009 al 2017 l’Italia passa da un credito di 54 miliardi a un debito di 435 miliardi verso la Bce a causa delle operazioni monetarie di Draghi e Trichet

Osserviamo la figura 2 elaborata con i dati di Spagna, Italia, Grecia e Germania sul saldo Target 2: il saldo negativo della Spagna (linea blu) è decuplicato da -35 miliardi nel 2008 a -367,3 miliardi a novembre 2017. E il saldo positivo della Germania (linea rossa) è esploso da +115,3 miliardi nel 2008 a +855,5 miliardi a novembre 2017.

Il saldo dell’Italia (linea gialla) è +54,8 miliardi nel 2009, si riduce a +3,4 miliardi nel 2010, e, sprofonda a -191 miliardi nel 2011, e, a -255 miliardi nel 2012. Risale fino ai -208 miliardi nel 2014. Da allora aumenta in modo costante con alcune oscillazioni (a eccezione di giugno-agosto 2017). Le cause sono legate alla politica monetaria della Bce. Dopo la crisi del 2008, la Bce ha varato molteplici operazioni di rifinanziamento: Smp (Securities Markets Programme), Omt (Outright Monetary Transactions), Ltro (Long Term Refinancing Operations), T-Ltro (Targeted Long Term Refinancing Operations), Quantitative Easing e Pspp (Public Sector Purchase Programme).

Occorre fare attenzione alle date: il primo programma, il Smp, viene approvato dalla Bce di Trichet il 14 maggio 2010: non a caso da tale anno esplode il saldo negativo italiano nel Target 2: passa da + 54,8 miliardi del 2009 al +3,4 miliardi nel 2010 fino a – 191 miliardi del 2011. Nel contempo in Italia arrivano gli effetti della crisi Lehman Brothers. Aumentano lo spread Btp-Bund e il costo del denaro per le imprese italiane rispetto a quelle tedesche. Molte imprese italiane chiudono o tagliano il costo del lavoro.

Operazioni Bce sono un narcotico molto costoso: abbassano spread ma ci indebitano verso la Bce

Vediamo operativamente: tramite le Ltro le banche del Sud Europa hanno pagato i loro debiti alle banche del Nord Europa e hanno acquistato i titoli dei loro Stati presenti nei bilanci delle stesse banche Nord Europee. Vi ricordate il famoso titolo del Sole24Ore “Fate presto” il 10 novembre 2011?

Allora la Bce prestò soldi all’1% di interesse alle banche italiane che acquistarono i Btp posseduti dalle banche tedesche che rendevano il 4-5% annuo. I rischi dei debiti pubblici furono nazionalizzati, e, i rischi delle banche tedesche, che avevano erogato prestiti alle banche Sud-Europee, furono europeizzati. Tale operazione, formalmente abbassò lo spread, sostanzialmente trasformò il nostro credito di 54 miliardi nel 2009 verso la Bce in un debito di 255 miliardi nel 2012 nel sistema Target 2: in tre anni un saldo negativo di 309 miliardi (54 +255)!

Quindi le operazioni prima del Qe ci sono costate oltre 300 miliardi. Successivamente, grazie al Qe, la Bce ha prestato liquidità alle banche centrali nazionali per l’acquisto di titoli pubblici dei rispettivi governi: quando la Banca d’Italia ha acquistato i succitati Btp da una banca tedesca le risorse sono state trasferite direttamente in Germania senza passare per l’Italia; quando la Banca d’Italia ha acquistato i Btp da banche, imprese e privati italiani, la liquidità immessa è stata reinvestita dal settore privato non finanziario in fondi ed azioni estere.

Quando è iniziato il Qe di Draghi? Nel 2015. Attenzione! Che significa? Prima, con le suddette Ltro, la Bce presta i soldi alle banche italiane affinché acquistino Btp dalle banche tedesche. Poi, tramite il Quantitative Easing, la Bce presta i soldi alla Banca d’Italia affinché compri dalle banche italiane gli stessi Btp prima rastrellati dalle Banche tedesche.

Qual è stato l’inevitabile esito? La negazione della condivisione del rischio, ovvero la sua nazionalizzazione: i titoli di debito sovrano, prima acquistati dalle banche private, ora sono depositati negli attivi delle Banche Centrali Nazionali. Chi ci guadagna? La Germania, il venditore-finanziatore: malgrado abbia scelto il debitore sbagliato (Grecia e Spagna) noi contribuenti Sud europei lo abbiamo salvato. Per salvarlo ci siamo indebitati con la Bce. E ora vuole in garanzia il nostro oro!

Articolo tratta da… http://www.huffingtonpost.it/andrea-del-monaco/l-bazooka-di-draghi-e-un-narcotico-costoso_a_23343293/?utm_hp_ref=it-homepage

Libero scambio, Ceta, Ttip e non solo

Negli ultimi anni più voci controcorrente hanno sottolineato gli errori e i fallimenti insiti nelle unioni doganali, economiche e finanziarie di cui un primo esempio è certamente l’Unione Europea. Di quest’ultima conosciamo l’euro, l’unione bancaria e le politiche della BCE, ma ci viene raccontato davvero tutto?

Perché proprio la UE è al centro di accordi internazionali dalle nefaste ripercussioni economiche e sociali, trattati troppo spesso ignorati e volutamente fatti passare sotto traccia con la complicità dei principali media. Di cosa parliamo?

WTO, TTIP, CETA e molte altre sigle dal significato oscuro, che promettono benessere e prosperità e che invece minacciano la salute, l’ambiente, la sanità, l’istruzione, le imprese e quindi il lavoro, col solo vantaggio delle società multinazionali, molto spesso americane. Per fortuna contrastare questi fenomeni si può, prima di tutto informandosi.

http://www.circoloproudhon.it/autori/guido-rossi-de-vermandois/

https://scenarieconomici.it/teorema-greco-il-nuovo-libro-di-guido-rossi-de-vermandois/

Si sta preparando una tempesta

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[pullquote]…..I tassi bassi sono un argomento particolarmente sensibile in Germania, perché sono visti come un’erosione dei risparmi di milioni di persone che hanno messo da parte il denaro nelle banche in vista della propria pensione…[/pullquote]

Su Reuters una fotografia dei timori tedeschi sull’euro zona, adesso che il corridoio balcanico è chiuso e l’ondata di migranti verso il paese teutonico è in forte diminuzione. Incalzati dalla repentina vittoria di Alternativa per la Germania che ha sfruttato il malcontento per la politica dell’accoglienza nelle ultime elezioni regionali, la Merkel e Schauble stanno spostando il dibattito sulla politica monetaria della BCE che minaccia i risparmiatori tedeschi e sul sud Europa che non vuole proseguire con l’austerità. “A causa loro ci sarà una nuova crisi e l’euro andrà in pezzi”, avvertono (o preparano?) il pubblico tedesco. Pare avverarsi la previsione del prof. Bagnai: i politici del nord Europa daranno la colpa del fallimento dell’euro ai paesi del Sud (e viceversa), aggiungendo risentimento e risentimento.

Dalla scorsa estate, l’afflusso di centinaia di migliaia di profughi dal Medio Oriente lacerato dalla guerra ha messo in ombra tutto il resto, dominando il dibattito politico a Berlino e le prime pagine dei giornali tedeschi.

Ma nelle ultime settimane c’è stato un cambiamento. Con l’ondata dei migranti in ingresso che sta rallentando fino a diventare uno sgocciolio, è tornata l’angoscia per l’unione monetaria in sofferenza da lungo tempo – ed è tornata con violenza.

“Si sta preparando una tempesta”, ha avvertito questa settimana un editoriale del quotidiano di sinistra Sueddeutsche Zeitung. “A volte il destino di un popolo è deciso nei momenti meno drammatici. Questo è ciò che sta accadendo adesso all’unione monetaria europea.”

La rinnovata attenzione per la zona euro è legata ad una serie di sviluppi distinti ma interconnessi che hanno approfondito il senso di ansia nel sistema politico e mediatico della Germania. Questi sviluppi includono l’abbandono dell’austerità in Europa meridionale, le politiche di allentamento monetario della Banca Centrale Europea e le recenti modifiche al panorama politico tedesco.

Un mese fa, Alternativa per la Germania (AfD), un partito populista di destra che aveva inveito contro la politica della porta aperta ai profughi della Cancelliere Angela Merkel, è repentinamente entrato in tre parlamenti statali, scioccando i partiti storici e costringendoli ad un ripensamento strategico. I conservatori della Merkel sono usciti da questa discussione convinti di dover fare tutto quanto in loro potere per allontanare il dibattito interno dai rifugiati, hanno detto alcuni funzionari a Reuters.

Da allora, i leader di partito, guidati dal ministro delle finanze Wolfgang Schaeuble, hanno intensificato i loro attacchi verbali sulle politiche a basso tasso di interesse della BCE. Il loro timore è che AfD, fondato tre anni fa come partito anti-euro, possa impadronirsi anche di questo tema nella corsa per le prossime elezioni politiche del 2017. Un leader di alto livello della coalizione ha descritto il dibattito sui tassi come “il prossimo grande argomento per AfD”.

I tassi bassi sono un argomento particolarmente sensibile in Germania, perché sono visti come un’erosione dei risparmi di milioni di persone che hanno messo da parte il denaro nelle banche in vista della propria pensione. AfD si è affrettato a scagliarsi contro il commento del presidente della Bce Mario Draghi il quale il mese scorso ha detto che l’”helicopter money” – in cui una banca centrale passa denaro direttamente ai cittadini della zona euro per sostenere l’inflazione – era un concetto “molto interessante”. [“helicopter money” è un’espressione inventata dal monetarista Milton Friedman per mascherare e distorcere le politiche keynesiane, col significato dispregiativo di “buttare i soldi dall’elicottero”] “Questo momento è un momento propizio per lamentarsi della BCE”, ha riconosciuto questa settimana un alto funzionario vicino alla Merkel.

Stanchezza da riforme

La BCE è sotto tiro per un altro motivo: l’impressione in Germania è che le sue politiche di allentamento monetario abbiano diminuito la pressione sui paesi del Sud Europa a riformare le loro economie e ridurre i livelli di debito ancora alti e i deficit. Berlino quest’anno ha osservato con orrore un paese dopo l’altro della zona euro segnalare l’abbandono del percorso di risanamento sul quale la Merkel e Schaeuble hanno insistito al culmine della crisi dell’euro.

In Portogallo, un nuovo governo socialista sostenuto in parlamento da alleati di estrema sinistra il mese scorso ha annunciato piani per alzare il salario minimo del 20 per cento, tagliare l’imposta sul valore aggiunto ai ristoranti per la bellezza di 10 punti percentuali e reintrodurre quattro giorni festivi.

I tentativi da parte del governo francese di riformare il mercato del lavoro sono addirittura in fase di stallo di fronte alle proteste. E sia l’Italia che la Spagna hanno segnalato che hanno poco interesse ad ascoltare l’Unione Europea sulla riduzione dei loro deficit.

Nel frattempo, la frustrazione tedesca per la Grecia sta ribollendo di nuovo poiché i colloqui di riforma tra Atene e i suoi creditori si stanno trascinando. Questa settimana il direttore tedesco del fondo di salvataggio della zona euro, Klaus Regling, normalmente riservato, si è lamentato che l’andamento delle riforme in Grecia è il peggiore di tutta l’Europa [cosa che sappiamo essere una falsità, come ampiamente documentato qui e qui].

I giornali tedeschi sono stati pieni di grafici che mostrano l’aumento dei livelli di debito in tutto la periferia meridionale della zona euro. La Germania e i suoi partner della zona euro dominano ancora la Grecia, che ha bisogno di fondi dal suo terzo piano di salvataggio per pagare i suoi debiti ed evitare il fallimento.

Ma Berlino inizia a rendersi conto che la sua influenza sugli altri paesi, quelli che non sono mai entrati in un piano di salvataggio o che ne sono già usciti, è limitata. Anche se è ancora forte in casa, la Merkel è uscita indebolita in Europa dalla crisi dei rifugiati. E agli occhi di molti dei suoi partner, la Germania non gode più della superiorità morale sulle questioni economiche.

Nel momento in cui la zona euro sta mettendo pressione sulla Grecia per fare risparmi sulle pensioni, la coalizione della Merkel sta considerando riforme che incanalano più soldi verso gli anziani – un’altra misura, a quanto pare, progettata per contrastare l’ascesa di AfD. Il braccio di ferro con l’Europa meridionale e con la BCE, che ha ormai poche o nessuna freccia nella faretra, va avanti.

“Se l’Europa meridionale continua così l’euro scivolerà in una nuova crisi”, avvertiva l’editoriale del Sueddeutsche. “E questa volta le casse saranno così vuote e i meccanismi di difesa così deboli che l’euro potrebbe essere completamente spazzato via.”

http://vocidallestero.it/2016/04/16/reuters-si-sta-preparando-una-tempesta-i-tedeschi-preoccupati-per-il-ritorno-della-crisi-delleuro/

I salvataggi che non ci salveranno…

Victor Constancio, “In difesa della politica monetaria”.

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Su La Repubblica, è stato oggi pubblicato un agghiacciante articolo del Vicepresidente della BCE Victor Constancio. In difesa delle misure di politica monetaria espansive aggiuntive, decise in questa settimana; ci racconta in rapida successione:

  • – Che la politica monetaria da sola non è in grado di incrementare la crescita (tendenziale);
  • – Che le politiche necessarie sono invece quelle di bilancio e strutturali;
  • – Ma che quelle di bilancio sono impedite in Europa dalle leggi (Trattato di Maastricht e successivi) mentre in USA dai vincoli politici imposti dal Congresso a guida Repubblicana;
  • – Del resto i paesi che potrebbero farle, avendo i necessari spazi fiscali, non lo faranno (Germania) e quelli che lo faranno (Italia) “non dovrebbero farlo”;
  • – E che le seconde, le politiche strutturali, non servono a nulla nel breve termine; anzi sono dannose.

Si tratta di un autentico teorema di impossibilità. E viene annunciato insieme all’inaudita decisione di portare a zero i tassi per la prima volta nella storia.

http://tempofertile.blogspot.it/2016/03/victor-constancio-in-difesa-della.html

Moneta, corruzione e politica

LA CORRUZIONE NON E’ UN TEMA POLITICO A voi risulta plausibile, o anche semplicemente possibile, che un partito politico metta nel suo programma l’incitazione alla corruzione? Direi di no. Difficile che un politico si presenti in un dibattito dicendo: “Io sono per la corruzione!” (o per l’incesto, o per quel che è…). Ora, visto che nessuno dichiarerà mai di propugnare o difendere la corruzione, sul tema non ci potrà mai essere contrasto di interessi, e nemmeno di vedute, né dibattito fra favorevoli e contrari. Quello della moralità, in effetti, è un tema prepolitico: chi lo usa come tema politico si propone in effetti di annientare la possibilità di qualsiasi dibattito.

LA MONETA E’ UN TEMA POLITICO Il rifiuto di ammettere quello che è ovvio, ovvero che i sistemi monetari sono istituzioni, e come tali sono il prodotto dei rapporti di forza prevalenti fra le classi sociali, e contribuiscono quindi a loro volta a determinare questi rapporti (cioè, in soldoni: incidono sulla distribuzione del reddito), priva chi più ne avrebbe bisogno della capacità di leggere l’evoluzione degli avvenimenti… <<<leggi>>>

http://www.goofynomics.blogspot.it/2015/12/moneta-corruzione-e-politica.html

Per i nostri figli, dobbiamo uscirne

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Partiamo da ciò che tutti vedono, o dovrebbero vedere: le banche centrali non riescono, applicando i metodi prescritti dal capitalismo terminale (che le possiede), a sconfiggere la deflazione… la BCE ha tagliato il suo tasso di deposito a negativo (meno 0,2) per punire le banche e i risparmiatori che tesaurizzano i soldi, onde spingerli ad investirli. Ebbene: quest’alluvione di denaro creato dal niente non ha prodotto quello che i banchieri centrali speravano: l’inflazione, almeno sopra il 2%. Anzi, s’è instaurata la deflazione… <<<leggi>>>

Per i nostri figli, dobbiamo uscirne